Chi  lavora nel mondo dell’hospitality ha adoperato e adopera il termine “accoglienza”. Molto spesso noi tutto lo facciamo anche in maniera superficiale o semplicemente per rafforzare slogan di improbabili campagne di marketing.

L’accoglienza in ambito ricettivo fino ad adesso è sempre stato un termine che simboleggiava sia il ricevimento di persone all’interno di una struttura, sia il benvenuto caloroso e soprattutto la messa in moto di tutte quelle azioni che portano il cliente a vivere un’esperienza positiva: dalla buona comunicazione ben prima dell’arrivo, dai servizi offerti, dal problem solving fino ad arrivare a concepire gli spazi in maniera tale da soddisfare ogni esigenza dell’ospite.

In poche parole l’accoglienza professionale è un’arte, che necessita però oltre che di predisposizione, anche di studio e formazione nonché di esperienza.

Per quanto riguarda le persone che non lavorano nel campo ricettivo, l’accoglienza può avere tante sfaccettature. Può essere semplice accettazione dell’altro, del diverso, può essere condivisione e integrazione. Ognuno di noi può darne l’accezione che preferisce.

Per noi vuol dire far parte di una comunità, condividere e trasmettere positività all’altro. E questo può avvenire innanzitutto grazie a gesti semplici e dati molto spesso per scontati, come ad esempio una bella e forte stretta di mano.

Oggi però ci troviamo di fronte ad un cambiamento sociale non indifferente. Gli eventi che si succedono a causa del problema mondiale del CoronaVirus stanno mettendo in discussione tante cose, primo fra tutti la nostra libertà di movimento e di relazione. Credo che a questo punto ci sia bisogno di rivalutare tutto quello che è attorno al concetto di accoglienza. O, se vogliamo dire meglio, dobbiamo arricchirlo di nuovi significati.

Nel presente e nel prossimo futuro dobbiamo imparare ad accogliere l’idea che tutto va trasformato e ri-considerato.

Dobbiamo accogliere un nuovo modo di approcciarci al mondo, cercando di rispettarlo il più possibile, rispettare la natura, i suoi ritmi e non cercare di modificarli a nostra immagine e somiglianza come abbiamo fatto finora, finendo con il danneggiarla.

Inoltre dobbiamo accogliere una nuova modalità di relazione tra di noi cercando di comprendere gli altri e di andare al di là delle apparenze prima di giudicare. Dobbiamo assolutamente essere più altruisti, preoccuparci del bene del prossimo , fare dei gesti di solidarietà senza pretendere nulla in cambio. In poche parole, dobbiamo essere più umani.

In ultimo, ma non per importanza, dobbiamo accogliere un nuovo modo di considerare noi stessi. Dovremmo cercare di riflettere su chi siamo, su cosa stiamo cercando , perdonarci di più quando non riusciamo negli obiettivi prefissati e trovare la forza di andare avanti quando tutto sembra perduto, proprio come in questo periodo.

Non possiamo sapere adesso con certezza cosa ci riserverà il futuro, quello che possiamo fare è…

Accogliamo ed accogliamoci di nuovo, riscoprendoci. Questo è il senso di tutto!